LEGGENDE NAPOLETANE
? Io non lo so: io conosco solamente i miei bimbi napoletani che amano le storielle della sera. Vorrei essere io la madre ancora gaia come una fanciulla
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: ma se accadeva, le due attendevano pazienti di essere interrogate. Era in tutte tre profondo ed innato il sentimento dello scambievole rispetto: in
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spiaggia davano un saluto all'isola e chinavano lo sguardo per non turbare la sacra danza. Certo l'isola doveva essere abitata, ne' suoi cespugli verdi, nei
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sole, senza macchie, senza cenci: oh, allora, allora! O lontano avvenire, o giorno splendido che come quello di Faust meriteresti di essere fermato
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roseo; nei grandi occhi glauchi, cristallini, il lampo dello sguardo era verde e freddo; le labbra carnose, rosse, come il granato, dovevano essere
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ed inafferrabile, essere divinamente malvagio, umanamente buono, infinitamente caro, bello come una realtà, orribile come una illusione, sempre
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dagli occhi sgomentati. Per pietà di quel piccolo essere, le suore lasciarono la madre a nutrirlo e curarlo. Ma col tempo che passava, non cresceva molto
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dove abitava con suo marito Jovannella di Canzio. Era costei maliziosa, astuta e linguacciuta quanto mai femmina possa essere; e sua dilettosa